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La nostra storia

Friuli 1976

Il 6 maggio 1976, alle ore 20.45, la terra fu percorsa da un tremito che fece sussultare uomini e cose; la Valtellina avvertì e registrò questi interminabili momenti e per quanto il commento fu confortante per non aver subito danni si intuì che non lontano può essere accaduta la catastrofe. I primi notiziari ed i giornali del mattino annunciarono il terremoto che sconvolse e cancellò parte del Friuli; alla presa visione della tragedia, alla pietosa conta dei morti, si posero immediatamente le emergenze dei vivi. Alla mobilitazione istituzionale si aggiunse quella degli alpini; l’8 maggio il Presidente Nazionale Franco Bertagnolli fu sui luoghi del disastro e dispose l’attivarsi della solidarietà alpina. Si aprì uno dei capitoli più luminosi dell’Associazione, un capitolo destinato ad avere lunghi riflessi in campo sociale con la formazione dei nuclei di protezione civile, oggi componenti essenziali dell’attività alpina. Anche la Sezione non stette a guardare; aprì una sottoscrizione, allertò i gruppi A.V.I.S. nelle cui vene scorre “buon sangue alpino”, attese istruzioni dalla Sede Nazionale per l’invio di squadre. La sera del 12 giugno il Presidente Azzola con il figlio ed i componenti della prima squadra partirono alla volta di Maiano, sede del cantiere n° 6 che accomunò il volontariato delle Sezioni: Colico, Crema, Lecco, Milano, Monza, Tirano e Valtellinese.
I “fradis” friulani apprezzarono questa solidarietà, il settimanale cattolico nel sottolineare l’importanza dei dieci cantieri aperti titolò: LA PIÙ’ BELLA ADUNATA DEGLI ALPINI D’ITALIA.L’estate del ’76 fu una staffetta continua di volontari a dare una mano nella ricostruzione; tutti i 54 gruppi che componevano la Sezione operarono incisivamente. L’opera degli alpini in Friuli suscitò l’ammirazione di tutto il paese; il Dipartimento di Stato americano assegnò uno stanziamento di 8 miliardi con l’impegno che lo stesso dovesse essere gestito esclusivamente dall’A.N.A.; un significativo riconoscimento all’operato delle penne nere. Le fasi della ricostruzione durarono fino al 20 ottobre allorché venne dato il “rompete le righe”; il bilancio valtellinese si riassunse in 469 volontari, 2.641 giornate lavorative, 24.271 ore lavorate, 38,5 milioni offerti ai “fradis”.

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