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Celeste Ruttico è andato avanti!

RUTTICO CELESTE  (Classe 1912)

 

Era uno dei 163 ragazzi di Albosaggia partiti per l’Albania, inquadrati in vari corpi e principalmente negli Alpini ma non solo, per una delle Campagne più disastrose della seconda guerra; per numero di caduti forse proporzionalmente peggiore della stessa Russia.

Anche solo questo numero rende palese l’idea di quanto coinvolgimento diretto delle nostre comunità, delle nostre famiglie, provocò questo terribile impegno bellico.

Eppure chi ebbe la fortuna di tornare spesso segnato in modo indelebile nel fisico e nello spirito dopo anni di assenza e di sofferenze) seppe riallacciare i fili di una esistenza “normale”, anzi nella ricostruzione morale e materiale delle proprie famiglie , delle proprie  comunità, del Paese intero resero testimonianza di una verità semplice quanto forte e concreta: quelle terribili sofferenze avevano indirettamente prodotto anche una rinnovata “maturità” morale in chi aveva pazientemente e coscienziosamente dovuto subire le tragiche conseguenze di scelte sbagliate della classe dirigente e non era disposta a tollerare altri tragici errori; un dovere fortemente sentito anche dalle nuove classi dirigenti che parimenti uscivano da quelle tragiche esperienze e che costituirono il “cemento”  della ricostruzione e della rinascita nazionale.

Con questi uomini se ne va perciò una parte importante della nostra società lasciandoci l’impegno a non trascurare , a non dimenticare la loro esperienza, per tutto quello di negativo che subirono con dignità e spesso con vero e proprio eroismo e come esempio positivo di cosa significhi il rispetto della verità e dei valori fondamentali per una convivenza ed un progresso reale.

L’Alpino Ruttico Celeste è il primo  sinistra (col bastone)

Dalle memorie di Celeste Ruttico (Classe 1912)

Da: “La guerra dei Bosàc” – dalla guerra d’Etiopia alla seconda guerra mondiale, documenti e testimonianze dei reduci di Albosaggia- Edito dalla Biblioteca Comunale di Albosaggia a cura di Valeria Boscacci

Campagna GRECO ALBANESE (ottobre 40 – aprile 41)

Ben 163 “Bosàc” partecipano alla Campagna!

Ero in linea, si credeva di fare una passeggiata, invece  Siamo stati solo sul confine della Grecia, all’interno sono arrivati i tedeschi. Avevamo solo mortai e mitragliatrici, non pezzi di artiglieria, non avevamo più munizioni. Abbiamo perduto anche le marmitte. Dopo ero alla salmeria; mi hanno dato un mulo pieno di piaghe, una mattina l’ho trovato morto. Sono rimasto senza mulo. Allora ho preso un asino degli albanesi, grande come una pecora.

Mi ricordo il Tomori, la cima più alta dell’Albania, m. 2800, mi sembra ancora di vederla.

Dopo a Guri i Topit.

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Il più brutto era il fango, la fame, la paura. Dovevamo passare un ponte, ma continuavano a distruggerlo; abbiamo fatto la teleferica, ma anche questa è stata mitragliata. Era il 15 gennaio.

Il Sergente maggiore a cavallo davanti, noi, attaccati alla coda, facevamo catena per non farci portar via dall’acqua. L’acqua arrivava a mezzo corpo, in cinque alla volta abbiamo attraversato il fiume.

Eravamo giovani e “ma ciapat gna la toss”.

Un mulo è caduto, il soldato attaccato alla sua coda è riuscito a bloccarlo, abbiamo buttato la corda e si sono salvati.

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Eravamo carichi “ ciocch”: ci entravano negli occhi, ci succhiavano il sangue. Quando, ai primi di aprile, è attaccata l’offensiva tedesca, siamo tornati indietro, non siamo entrati in Grecia, dove erano già entrati i tedeschi.

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A Tirana, dove ero in una caserma ospedale, chiamavano quelli che mandavano in Italia, Sono tornato con una nave ospedaliera e a Genova sono stato due mesi per la contumacia; pesavo cinquanta chili

Mi ricordo che, tornato in Valtellina, ho rivisto la mia morosa alla trattoria “Bella Italia”.

Al distretto militare ero già nel reparto per andare in Russia, ma avevo l’ernia. “Tu vai all’ospedale, io vado in Russa” mi ha detto il capitano. E piangeva…

 

Celeste Ruttico

 

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