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Disagio giovanile

Interpellata dal direttore di Valtellina Alpina esprimo la mia impressione sulla bufera che si sta abbattendo in questi giorni sul nostro bel Paese.

Riporto la sensazione che avverto provenire dal mondo giovanile: i giovani fanno battutine, ci ridono sopra, pronunciano una frase di scandalo, ma la mia impressione è che talmente grande sia lo scoramento, la delusione, che sta prendendo il sopravvento il sentimento peggiore che possa nascere: l’indifferenza, il pensiero che “Tanto io cosa ci posso fare? Ormai è così”.

A me, sinceramente, non importa niente di “tette e culi” e quant’altro ci viene quotidianamente sbattuto in faccia. O meglio, è ovvio che tutto questo mi (ci) lascia molto perplessa…ma quanti altri problemi stiamo trascurando, per dedicarci al gossip?

Parlo in prima persona, attribuendo anche a me stessa la colpa, perché se i media continuano a parlare della vicenda, vuol dire che il pubblico continua ad interessarsi.

Come sai, al giorno d’oggi, si pubblica ciò che vende…e che dire? Questo vende!

Il fatto che la gente parli di questo, o solo di questo, francamente, è molto triste.

Non perché non meriti la dovuta attenzione, anzi, ma personalmente preferisco non alimentare l’incendio, e cercare, nel mio piccolo, di spostare l’attenzione sul pericoloso tentativo di fare passare l’idea che il vero problema, in Italia, sia Ruby, sul pericoloso disinteresse della gente alle questioni davvero importanti. E il vero nocciolo della questione, la vera domanda che dobbiamo porci, è questa: abbiamo ancora un senso civico?

Da ormai due mesi sono volontaria del Servizio Civile Nazionale.

Osservazione che mi si potrà fare: prima sperimenti l’Esercito e poi quello che un tempo era l’Obiezione di coscienza.

Ebbene, non voglio sollevare questioni di “servizio militare sì/servizio militare no”.

Vorrei invece cercare di stabilire un collegamento, qualcosa che unisce i militari e gli obiettori di coscienza, e tutti i cittadini d’Italia: la difesa della Patria.

Proprio così nasce il servizio civile: come forma di difesa non armata e non violenta della Patria.

Se un tempo l’Italia aveva bisogno di essere difesa nei suoi confini territoriali, oggi, come non mai, ha bisogno di essere difesa nella sua cultura, nel suo immenso patrimonio artistico, storico.

Quando un albero perde le proprie radici è destinato a morire. Da qui l’importanza fondamentale di fare tutto quanto è in nostro potere per preservare le nostre origini, per mantenere la nostra identità, per crescere come adulti consapevoli, con delle idee, con dei valori solidi. E io in tutto questo ci credo fermamente.

Grazie al servizio civile ho avuto occasione di approfondire la mia conoscenza della nostra Costituzione: è uno dei testi più belli, ricchi, che io abbia mai letto.

La lettura, però, anche in questo caso, fa rabbia: leggi parole splendide e poi ti viene sbattuto in faccia il confronto con la realtà. Il confronto… non regge. Il divario è troppo. Si tratta dell’eterno dualismo fra parola e cosa, fra teoria e pratica, fra ideali e realtà, “tra il dire e il fare”, come recita un vecchio adagio popolare.

Ma di chi è la colpa? La colpa è di tutti noi. Il dovere di “far funzionare le cose” non è dello “Stato”, inteso come una superiore entità astratta che “gestisce” l’Italia, ma di ogni singolo cittadino (ben’inteso: politici compresi): tutti ci dobbiamo impegnare perché le cose migliorino.

Forse oggi noi giovani non sappiamo più cosa pensare, siamo delusi, arrabbiati, talvolta indifferenti, disinteressati.

Forse non abbiamo voglia di prendere una posizione, perché prendere una posizione richiede sempre uno sforzo: ci si devono porre delle domande, ci si deve informare, si devono ipotizzare delle risposte. Sarebbe più facile, dunque, lasciare che altri si occupino di prendere decisioni, anche se importanti. Ma ricordiamo l’articolo 52: «La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino».

E cittadini lo siamo tutti.

Parliamo dunque di cosa vuol dire oggi difendere la patria, e non di Ruby, parliamo di cosa sia la Patria, di cosa voglia dire essere cittadini italiani. E riflettiamo sul fatto che in questo articolo troviamo l’unica occorrenza, in tutta la Costituzione, dell’aggettivo sacro. Dovere sacro, cioè: dovere che va onorato, parola adatta come nessun’altra, perché con essa intendiamo sia “dovere che va adempito, senza alcuna possibilità si sottrarvisi”, sia “dovere il cui adempimento rende merito e onore a chi lo adempie”.

La priorità, dunque, deve essere quella di stimolare e alimentare un forte senso civico, affinché nessuno di noi creda che i numerosi problemi dell’Italia “non lo riguardino”.

Troppo comodo trascurare i nostri doveri, ma rivendicare i nostri diritti!

Ricordiamo che per garantire proprio quei diritti che noi oggi troppo spesso diamo per scontati, tanti hanno pagato con la vita, ed è significativo ricordarlo proprio nell’anniversario dei 150 anni dell’Italia Unita.

A questo proposito mi piace riportare un estratto dal discorso tenuto da Piero Calamandrei, deputato dell’Assemblea costituente (che, fra l’altro, da giovane aveva combattuto nella prima guerra mondiale come volontario combattente nel 218º reggimento di fanteria e ne era uscito tenente colonnello) agli studenti milanesi nel 1955: «Questo (la Costituzione) è un testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità; andate lì, o giovani, col pensiero, perché li è nata la nostra Costituzione».

Cos’altro dire?

Rileggendo queste righe mi sento un po’ stupida, perché anche io, come tanti, a volte mi faccio prendere dallo sconforto: mi sembra di aver fatto uno di quei discorsi dagli alti ideali, ma che nel concreto porta a poco.

Bé, citando le parole di qualcuno ben più autorevole di me, se con le mie parole riuscirò a far riflettere anche solo una persona, potrò dire di non averle scritte invano.

 

Gioia Azzalini (Pianeta Difesa 2009)

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