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Penne!

Sarà egoista e sconveniente l’idea che la perdita dell’alpino Matteo Miotto, caduto a Capodanno in Afghanistan, sia per noi una gratificante iniezione di orgoglio ??

 

Se anche lo fosse, lui sarebbe felice di vederci ringiovanire nello spirito, specchiati nel suo volto, e capirebbe il sentimento che proviamo nel trovare conservati e  rilanciati i valori della tradizione alpina: sentimenti positivi che si fondono con il cordoglio per la sua morte e che vorremmo fossero almeno di lieve consolazione per la sua famiglia.

Eventi come questo rendono facile debordare dal nostro ambito sobrio e “terzo” e rimanere così vittime dello sconvolgente quadro che la cronaca di questi giorni ci propone come una prima grande pagina di giornale divisa in due parti inconciliabili.

Da una parte l’assurda vicenda di Battisti (esule ?) in Brasile; i giovani (studenti ?) che prendono a sassate polizia e vetrine nascosti dai caschi e da quelle stupide sciarpe che “fanno palestinese”; il “Chi l’ha visto?” che impazza impietosamente sui media, e….fermiamoci qui.

Dall’altra la radiosa immagine dell’ alpino Miotto che si sfaccetta, come in un caleidoscopio, nei volti di tutti i nostri militari che hanno dato prima di lui la vita, o che la stanno rischiando, nelle moderne “guerre di pace”.

Dalla loro determinazione, dalla loro maturità e forza d’animo dovrebbero trarre esempio e stimolo tutti i giovani coetanei, non dai piagnistei preoccupati che rovesciano loro addosso molti protagonisti e rappresentanti, anche illustri, delle nostre istituzioni. Costoro perseverano nell’ illudere i giovani con il vecchio modello del diritto alla garanzia del futuro piuttosto che spingerli con energia verso la sfida delle loro difficoltà giorno dopo giorno.

Né si svilisce, come qualcuno sostiene, il ruolo dei militari se vengono chiamati a gestire anche emergenze meno “nobili”, come spazzare il vergognoso luridume di Napoli; è pur sempre  esibizione  di capacità e di spirito di soccorso che rimangono esemplari e si perpetuano poi  anche nell’azione di organizzazioni ed associazioni come la nostra, come la protezione civile, come il volontariato più in generale.

 

Gennaio 2011

 

Saverio Fedato

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