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Addio Nelson

Era l’ospite atteso a Madesimo il 10 agosto 2012; la malattia ne ha impedito la presenza.
Oggi apprendiamo che Nelson ci ha lasciati; ci prende una profonda mestizia.

E’ ancora vivo in tutti noi il tributo d’affetto e gratitudine scaturito a Morbegno, nel febbraio 2008, ed a Chiavenna in ottobre del 2010, dopo averlo ascoltato e avendo letto alcuni dei suoi tanti libri.

Nelson Cenci, nato a Rimini il 21 febbraio 1919 è stato un grande scrittore e medico.
Nel 1942 partì per la campagna di Russia, dove venne decorato con medaglia d’argento al Valor Militare sul campo come comandante di plotone della 55ª compagnia “Vestone”.
Terminata la guerra si laureò in Medicina e Chirurgia specializzandosi in otorinolaringoiatra e ottenendo la libera docenza.
Ha pubblicato molti libri sulla sua esperienza nella naja alpina e sulla guerra ma soprattutto è stato uno tra i più autorevoli testimoni negli ultimi decenni; i ricordi di gioventù ben intrecciati con quelli della naja e della guerra, sono diventate pagine letterarie.
Nel 1980 la sua prima pubblicazione “Racconti in prima persona”, nel 1981 “Ritorno” con la prefazione del suo Sergente Maggiore Mario Rigoni Stern, nel 1984 “Le stagioni lontane”, nel 1985 “I grandi silenzi”, nel 1987 “I giorni della solitudine”, nel 1990 “Quello che resta in noi”, nel 1991 “Natali di neve”nel 2000, “Il passato che torna”, “Quando scende la sera” nel 2004, “Non sei solo”, nel 2005, “Ritorno: la drammatica esperienza degli alpini sul fronte russo” nel 2008.
Piace ricordarlo con una delle sue delicate poesie.

“Nikolajewka”

Un’alba che nell’anima del sole
aveva la speranza.
Per immensi pascoli di neve
sotto un cielo arato di morte
più volte sui tuoi dossi
si logorò l’audacia
a cercarvi la vita.
Solo al finire del giorno,
con disperato grido, epica
schiera di fantasmi
passò tra mesto mormorio di preghiere.
Scende ora il sole sull’alto del crinale
bagnando di luce i tuoi morti
e, in un vento di nuvole, fugge
il tuo solitario pianto
verso cieli lontani.
Non più aspre terre e profili di monti
nei loro occhi di vetro
ma lunghe file mute di uomini
su sentieri di ghiaccio.
La pista si è fatta di stelle
e cristalli di luna si spengono
su misere croci senza nome.

Nelson Cenci  (1981)

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